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Una proposta etologica

Il tondino

Quando dalla prima fase si ottiene la risposta desiderata dal puledro, ovvero abbassa la testa, rivolge l’orecchio interno verso l’uomo, mastica a vuoto, tutti segnali di attenzione e sottomissione verso il trainer, si può procedere con la seconde fase.
Dobbiamo accettare la richiesta del cavallo d’avvicinarsi a noi, con l’unica condizione che sarà il trainer a “condurre” il rapporto. Per effettuare “l’aggancio” bisogna smettere di spingere il puledro e lasciare che si avvicini a noi. Anche questa è una fase piuttosto delicata in quanto alcuni cavalli vedendo che l’addestratore abbassa le difese potrebbero caricare  soprattutto da tergo.
Sospese le pressioni, il cavallo dovrebbe rallentare e poi fermarsi con la testa rivolta verso il cavaliere, ora si può provare  l’aggancio, ovvero farsi seguire per tutto il tondino come se l’uomo fosse la sua mamma o il suo dominante. Per far questo, bisogna dargli le spalle e continuare a chiamarlo, se ciò non bastasse per dargli più fiducia è opportuno muoversi lungo semicerchi, poichè sono queste le traiettorie utilizzate dai cavalli. E’ bene sapere che difficilmente un cavallo scappa in linea retta, o si avvicina a voi in linea retta, ogni movimento sarà lungo un’ipotetica linea circolare. Se il cavallo non collabora significa che la prima fase non è stata sufficiente, quindi si riparte dall’inizio con calma e pazienza. Se invece segue senza problemi, significa che ha capito che gli conviene stare con il trainer e camminare, piuttosto che stare solo, lungo il perimetro e correre.

Quando il cavallo ha accettato di seguirci possiamo procedere con la terza fase. Consiglio di effettuarla al centro del tondino. In quanto nella percezione del cavallo è il punto più sicuro del territorio, dove poter stare più tranquilli. L’addestratore è fermo al centro con il cavallo e si procede con il contatto. Si deve invadere la zona di fuga e il puledro deve permettere di farsi toccare ovunque, soprattutto nelle zone più vulnerabili.

Le zampe, sono l’unico mezzo di difesa del cavallo, ne permettono la fuga. I cavalli fanno un grosso sacrificio permettendoci di toccargliele e di alzargliele, è una enorme dimostrazione di fiducia nei nostri confronti.
La groppa, è la zona dove andremo a mettere la sella, punto molto sensibile perchè dove attaccano i grossi felini.
La gola e la testa, zona dove attaccano i lupi e i cani.

Le tre fasi di approccio etologico appena spiegate sono la base, l’alfabeto del linguaggio dei cavalli. Senza queste minime basi non si potrà mai capire il perchè di tanti semplici comportamenti del nostro cavallo, e di tante reazioni ovvie che per noi sono incomprensibili.

Potrei fare diversi esempi su come l’uomo interpreta male il comportamento del suo cavallo e di come molto spesso la soluzione risieda nella punizione, aggravando costantemente la patologia. Prima di punire un cavallo bisogna capire perchè ha agito in quel modo, bisogna chiedersi se siamo noi i responsabili di tale azione o se è semplicemente normale per la sua natura.
Proprio per questi principi è indispensabile per ogni persona che si rapporta con un cavallo sviluppare delle conoscenze minime sull’essere equino, da una conoscenza anatomica e fisiologica di base, a quella etologica, che ci può spiegare ad esempio perchè i cavalli scartano in maniera smisurata se gli si avvicina qualcosa dai lati. Perchè? Etologicamente perchè è dai lati che arrivano gli attacchi dei predatori, quindi si impone una reazione velocissima di difesa. Anatomicamente perchè vedendo con un solo occhio il “pericolo” non hanno la possibilità della visione stereoscopica (con entrambi gli occhi) e quindi di percepire l’esatta distanza da cui viene la “minaccia”. E fisiologicamente perchè non sapendo appunto da che distanza arriva l’ipotetico predatore, parte dal sistema nervoso simpatico una scarica d’adrenalina (fight or flight) che pone in condizioni di sicurezza il predato.

Per concludere credo che ogni appassionato di cavalli dovrebbe avere un minimo di conoscenze su cosa significhi essere un equino. Infatti, solo conoscendo il punto di vista di una preda e solo conoscendone l’istinto primordiale di preservazione della specie, gli si può garantire un’esistenza dignitosa e coerente con la sua natura.


A cura di Daniele Dr. Mandelli


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Notizia stampata il 28 Nov 2025 su www.animalinelmondo.com il portale al servizio degli animali