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Canili e gattili. L’obiettivo del Parco-canile
La stragrande maggioranza dei canili e dei rifugi esistenti deve essere ristrutturata o comunque necessita di adeguamenti alle esigenze degli animali ospitati nonché alle norme sulla sicurezza e l’igiene. Non è più sufficiente, infatti, garantire agli animali un tetto e una ciotola più o meno piena. I cani, in particolar modo, hanno bisogno di spazio, affetto, socialità e gioco, anche in canile.
I box devono avere quindi uno spazio sufficiente e cucce adeguate per consentire all’animale di riposare in posizione elevata rispetto al pavimento. Il cane deve inoltre potere uscire più volte al giorno: i box dovrebbero quindi essere forniti di spazi comuni dove, a turno, gli animali socievoli tra loro possano “sgambare” semiliberi.
Inutile dire che non sono molti i rifugi che rispondono a queste caratteristiche. Ristrutturare e risanare i canili pubblici e privati è dunque una priorità, ma è indispensabile anche costruire nuove strutture al fine di accogliere la gran quantità di cani abbandonati che ogni anno vaga sulle strade della provincia. Il già citato D.p.r. n. 320 del 1954 e la legge n. 281 del 1991 assegnano ai Comuni l’onere di farsi carico della custodia dei cani randagi e di provvedere alla costruzione di canili rifugio.
Per ciò che riguarda questo ultimo aspetto, da qualche tempo è emersa una tendenza innovativa che l’assessorato ai diritti degli animali della Provincia giudica di estremo interesse. Si tratta del cosiddetto Parco-canile. L’utilizzo del termine Parco-canile indica una precisa scelta delle caratteristiche strutturali e gestionali del ricovero per cani nonché delle finalità della struttura stessa. Il Parco canile – ma anche il Parco-gattile – deve suggerire immediatamente l’idea di naturalità e di verde. È chiaro che non si può chiamare in questo modo una struttura tutta di cemento, né un complesso in batteria e tanto meno un luogo privo di prati, di siepi o di arbusti: il nome deve essere perciò un vincolo per chi lo progetta e lo realizza. Dovrà essere un luogo piacevole per chi lo visita, oltre che di comfort per gli animali ospitati, al fine di incentivarne la frequentazione da parte dei cittadini. Una loro assidua presenza aumenta le possibilità di adozione e assolve uno dei compiti prioritari: divenire punto di transito per i cani senza padrone e luogo di educazione zooantropologica.
Non si deve pensare a una struttura enfatica, è semplicemente la somma di due progetti, il parco e il canile e l'integrazione di queste due realtà ha uno scopo ben preciso: l'adozione dei cani, il turn over degli animali. Le strutture di base saranno perciò le aree di ricovero, i parchetti, la struttura veterinaria, quella di accoglienza dei visitatori, quella di servizio e potranno essere più o meno complesse, ma tutte necessarie per assicurare una vita corretta all'interno. La funzione primaria del Parco-canile è la cura di tutti i particolari che facilitano l’adozione dell'animale; per questo l'aspetto esteriore della struttura e la cura dei soggetti non sono affatto pleonastici, bensì funzionali a trovare persone disposte ad adottare gli animali.
La struttura deve rispettare criteri minimi per la tutela del benessere fisiologico, ecologico ed etologico dei cani ospitati. Pertanto l’obiettivo della ricerca deve essere il welfare integrale dei soggetti, quali veri fruitori del canile. A tal fine si deve uscire dai consueti schemi strutturali che utilizzano per i canili particolari criteri architettonici traslandoli generalmente dalle strutture zootecniche. La loro funzione è totalmente diversa, senza dimenticare che gli stessi allevamenti non sono costruiti nel rispetto del benessere degli animali. Il canile deve essere, per quanto possibile, un ambiente naturale: pertanto accanto ad alcune strutture murarie e l’area ricovero degli animali si dovranno sviluppare sentieri e tutto il resto degli spazi sistemati a prato.
Gli alberi dell’area saranno costituiti da essenze di facile impianto, rustiche e di crescita rapida, soprattutto nell’area perimetrale: siepi di pioppi, cipressini, percorsi con olmi, ontani, robinie, parchetti segmentati in base all'utilizzo con aceri, bagolari, frassini, roveri, un’area con stagno e bird garden, un’area rustica con alberi da frutto. Importanti anche le essenze profumate come tiglio, catalpa, ligustro, gelsomino, caprifoglio, glicine per temperare l’odore degli animali. L’accesso al Parco-canile deve essere incentivato attraverso la cura dei percorsi di visita. A tutt’oggi il visitatore viene scoraggiato dal frequentare il canile che risulta un luogo fangoso nei mesi invernali, assolato in estate e sempre comunque puzzolente, sporco, innaturale. La nuova formula invece dovrà prevedere percorsi di visita riparati, ben ventilati, su fondo consistente e non sconnesso o fangoso. Dovranno essere incentivate le visite attraverso campagne specifiche che si affiancheranno alle campagne di affido. Non sono di secondaria importanza le visite scolastiche, come del resto richiamato dalla legge n. 281/91.
Il progetto può usufruire di una partecipazione mista – pubblico, privato e terzo settore – coinvolgendo nella realizzazione sponsor e co-organizzatori che possano trovare nell'intrapreso un ritorno di immagine. La cartellonistica, ad esempio, le strutture di percorso, le piante, le panchine possono diventare un veicolo pubblicitario per imprese private e associazioni produttive. Il progetto Parco-canile si presta infatti a diventare un motore di sinergie, l'importante è considerarlo uno strumento di comunicazione e non una struttura marginale.
Tratto da "Una Provincia amica degli animali. Guida agli amministratori locali per un corretto rapporto tra gli esseri viventi" di Pietro Mezzi (Assessore al Territorio, Parchi, Agenda 21, Mobilità ciclabile e Diritti animali della Provincia di Milano) e Edgar Meyer (Referente Ufficio Diritti Animali della Provincia di Milano).