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Come comunica il gatto
Soffia quando è aggressivo e per spaventare potenziali nemici (anche altri gatti); miagola quando è insoddisfatto o per esprimere dolore, quando si accoppia o durante il calore, o semplicemente per "dialogare" con il proprio padrone (in questo caso esprime un desiderio di riconoscimento da parte dell'uomo); fa le fusa, principalmente, quando è contento ed appagato o per incoraggiarsi in un momento di pericolo.
Le fusa sono un suono somigliante ad un sordo brontolìo che il gatto emette per la rapidissima ritmica contrazione del diaframma. Come detto, la principale ragione di emissione parrebbe essere una condizione di piacere (anche ad esempio il piacere di ritrovare un oggetto caro, che spiega come mai si facciano le fusa ad oggetti), una manifestazione di affetto (la gatta puerpera ad esempio ne riserva quantità abbondanti ai piccoli nati e certamente ogni gatto le fa ad un buon padrone), ma possono essere anche sintomi di incertezza e, per motivi non ancora chiari, possono apparire anche nelle fasi aggressive dell'accoppiamento.
In fase di aggressività, specialmente nel rapporto con altri gatti (e talvolta durante la cattura del topo), il gatto può emettere un ringhio di tonalità molto bassa e profonda, considerato l'ultimo avviso prima dell'attacco.
Non comunica solo con la voce, ma anche con il muso, sfregandolo contro chi gli è vicino in segno di amicizia (la raggiunta amicizia fra due gatti si ratifica con una sorta di bacio fra i rispettivi musi); le femmine usano strofinare un lato del collo su oggetti o sulle gambe dell'uomo, ma il gesto corrisponde solo ad una marcatura del territorio che va letta come una manifestazione di possessività esclusiva nei confronti del padrone (così che altri gatti non abbiano ad avvicinarglisi, ciò che invece fanno con anche maggior coraggio proprio per il principio della sovrapposizione delle marcature).
Quando è spaventato o aggressivo tira indietro le orecchie e tende i baffi; solleva la coda in atto di saluto oppure comunica con il corpo rizzando il pelo quando è spaventato o vuole incutere paura.
La coda ritta (con la sola punta piegata da un lato) è indice di benessere, di piacere. La coda agitata ritmicamente, talvolta sbattuta con una certa forza da un lato all'altro, è indice invece di un certo nervosismo pronto a trasformarsi in aggressività; ma va detto che lo stesso movimento è usato dalla madre per fornire un primo "giocattolo" sui generis ai cuccioli, trasmettendo loro l'istinto ad aver curiosità per le cose lungiformi in moto (per un certo tempo infatti, almeno sino allo svezzamento, la madre sopporta che la coda sia "catturata", anche con unghie e denti, dai figli).
Il gatto inoltre, in determinate occasioni, usa leccare altri esseri viventi. Oltre alla madre che lecca i cuccioli per stimolare dall'esterno l'avvio di alcune funzioni biologiche (ad esempio escretorie), per insegnare loro la cura del pelo e per trasmettere loro i connotati olfattivi della "famiglia", il gatto può leccare anche l'uomo con cui sia in confidenza. Diverse ipotesi sono state avanzate dagli etologi circa questa condotta, ma non si è raggiunta una certezza univoca. Si è notato come l'azione del leccare concluda invariabilmente ciascun insegnamento impartito dalla madre ai cuccioli e si è supposto che il messaggio trasmesso sia una rassicurazione (ad esempio durante l'addestramento al combattimento) che l'eventuale sorprendente dinamicità dei giochi non abbia escluso il cucciolo dalla "famiglia" riconosciuta. Un eventuale messaggio di "permanenza" nella sfera affettiva potrebbe perciò, a detta di alcuni comportamentalisti, spiegare la leccatura dell'uomo, massimamente effettuata dalle femmine.
Dall'uso materno del leccare i cuccioli, per ricordo assimilato ad istinto, il gatto deriva il piacere di essere accarezzato dall'uomo.
Ogni gatto è capace di sviluppare nel corso dei suoi primi anni una vera e propria "personalità", facoltà che lo rende un apprezzato animale di compagnia. Sebbene molti suoi comportamenti siano poi antropizzati, e quindi considerati in termini squisitamente umani, è bene comunque tenere a mente che un gatto, in genere, non ragiona come noi.
Fonte Wikipidia