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Ma questo è un uomo
Sono una gattara ormai da sei anni o poco più.
Lo sono diventata per caso, come probabilmente succede a tutte le gattare (ormai anche nel cellulare di mia madre sona memorizzata sotto la voce “gattara”). Ma forse niente avviene per caso.
Una sera tornando a casa con mio marito, dopo essere stata al cinema, era molto tardi, le due di notte, intravedemmo vicino al portone di casa un piccolo gattino tigrato, magrissimo che non si muoveva quasi per niente, intorno a lui c’erano altri gattini, forse suoi fratelli, che gli stavano intorno come per fargli compagnia. Lì vicino, in un prato privato ma aperto, da diversi anni c’era una colonia felina, che viveva tranquilla in un posto poco frequentato, curata anche dai giardinieri del comune. I gatti soprattutto quelli piccoli non si erano mai spinti fin lì. Forse proprio perché era malato si è messo in un punto dove potesse essere notato, per farsi aiutare (è una cosa che in seguito ho notato, quando un gatto sta male anche se è non è molto abituato alla presenza dell’uomo, cerca il suo aiuto).
Con mio marito decidemmo subito di andare a cercare qualche farmacia notturna per comprare un antibiotico (mio marito in questo è diventato esperto, dato che ha avuto tre gatti che sono morti tutti molto vecchi in vecchiaia si sono ammalati spesso e li ha dovuti curare).
Quella sera stessa gli demmo l’antibiotico mischiato al mangiare. Continuai così a dargli l’antibiotico per dieci giorni, finché guarì. Per poter dare l’antibiotico a lui davo il mangiare anche agli altri gatti e da allora non ho più smesso. Un po’ perché, se io non andavo da loro erano ormai loro che venivano a cercare me fin sopra casa ed un po’ perché c’era sempre qualcuno che doveva essere curato. Questi gatti la mattina avevano già un signore che gli portava da mangiare, ma da quando mangiano due volte al giorno, per fortuna, si ammalano molto di meno Il curare questi gatti per me comporta sofferenza, perché al di là della fatica di avere questo impegno tutti giorni (ed è un impegno che dura parecchio, dato che aspetto che loro abbiano finito per ripulire tutto quanto. Si può dire che quello è il prato più pulito della zona, tolgo, infatti, anche le cartacce, lattine ecc che lasciano gli incivili, in modo tale che nessuna possa dire che la colonia sporca, tra l’altro un gatto non sporca mai, è sempre l’uomo che sporca, come non si può dare la colpa al cane se sporca il marciapiede ma al suo padrone), ogni volta che porto loro il mangiare ho paura di non ritrovarli tutti come è già successo, vuoi perché sbranati da un cane, lasciato libero, e per fortuna ormai pochi in quanto i padroni dei cani quasi tutti hanno capito o vuoi perché messi sotto da una macchina che andava troppo veloce (questo ormai non succede quasi più, perché gli abitanti del quartiere, sapendo che lì ci sono loro, guidano molto prudentemente) o la paura di trovarli malati. Spesso tengo tutto per me, ma a volte l’angoscia è tale che coinvolgo anche mio marito, il quale purtroppo somatizza più di me. E così tornando a casa gli chiedo “Oggi hai visto la Griggetta” oppure “ è tanto che non vedo Paperino” e così via e lui a quel punto scende finché non li trova. Quel piccolo gattino che curammo quando aveva pochi mesi ora è un bel gatto di sei anni, che fa parte della nostra famiglia. L’ha portato a casa mio marito un giorno che ha notato che non gli è andato incontro (il gatto aveva già due anni, ogni volta che tornavamo a casa ci veniva a salutare e faceva di tutto per entrare dentro il nostro portone). Non gli era andato incontro perché era molto malato, aveva la polmonite. L’ha curato per dieci giorni e da allora è rimasto con noi. Penso che in ogni caso prima o poi tutto ciò sarebbe accaduto lo stesso, a lui ci eravamo troppo legati e ormai era troppo grande l’angoscia di non ritrovarlo. Continuo comunque a dare il mangiare agli altri gatti, non riesco a fare altrimenti e quando parto mi preoccupo di trovargli qualcuno che mi sostituisca. Per fortuna qui abita una famiglia di Filippini, che nei dieci giorni l’anno che mi allontano dal mio paese, si è offerta di sostituirmi senza voler nulla in cambio. Devo dire che il quartiere ha accettato bene questi gatti, la situazione fino ad adesso è stata tranquilla e non c’era nessuno che mi dava fastidio, anzi le persone si fermavano a parlare e a ringraziarmi. Questo fino a che non hanno costruito…. Da quando c’è questo edificio tutto è cambiato. A parte la sporcizia che ormai è aumentata a dismisura, perché tutta la spazzatura finisce in quel unico cassonetto lì sotto casa, dato che è poco onorevole mettere dei cestini davanti all’ingresso, ma è normale che ha dieci passi più in là ci sia l’immondizia sparsa per terra. Oltre tutto ora devo sentire le critiche di alcune persone che vanno lì. Persone che si sentono molto civili ed acculturate solo perché hanno pagato un biglietto di cinquanta euro, portano la pelliccia (che ha comportato tra l’altro la morte e la sofferenza di molti essere viventi) e sono tutte ingioiellate. Bene, molto di queste persone si permettono di dirmi” ma come con tutti i bambini che muoiono di fame al giorno lei da il mangiare a questi gatti?”. Come se la morte di questi bambini fosse colpa dei gatti! e non dello sfruttamento che alcuni esseri fanno verso altri esseri più deboli. Queste due signore che avevano indosso una pelliccia che sarà costata più di dieci mila euro, persone che sicuramente fanno le loro vacanze da ricchi in alberghi di lusso e nelle loro diverse ville al mare o in montagna e di certo non pensano ai bambini affamati. Non so se avete mai notato, ma quando qualcuno aiuta qualcun altro, sia esso un animale, un anziano od un bambino c’e sempre qualcuno che ti critica, e questo qualcuno è poi uno che per gli altri non fa niente, anzi con il suo comportamento tende ad aumentare il divario tra gli esseri viventi ed ad inquinare (una volta ad una trasmissione ho sentito criticare anche un missionario che aiutava i bambini poveri africani, con questa frase “ma con tutti i bambini poveri italiani lei va aiutare quelli africani? perché bisogna fare sempre delle graduatorie che poi son fatte apposta per non fare nulla, tanto c’è sempre qualcosa di più importante da fare, molte volte le cose capitano e basta, l’importante è che ciascuno di noi faccia qualcosa di buono e non importa a chi, tanto il bene non fa mai male, dal bene può venire solo altro bene. Mi sono chiesta, chissà che faceva questa persona per i bambini italiani? molto probabilmente niente. Forse a queste persone da fastidio che qualcuno faccia qualcosa. Forse li fa sentire in colpa? O forse, molto più probabilmente, vorrebbero che tutti si adeguassero al loro modo di vita). L’ultima frase che mi è stata detta e che mi ha spinto ha scrivere questa lettera è di quattro giorni fa. C’era nel quartiere una grossa confusione, come ormai quasi tutti i giorni, perché probabilmente qualche vip si esibiva. Molti di questi “civili” ed “educati” spettatori (a cui non mancano certo i soldi per pagare l’ampio parcheggio sotto... che è sempre vuoto) avevano parcheggiato le loro macchine nei posti più incredibili, bloccando i passi carrabili, sui prati e sui marciapiedi, sui posti per persone disabili. Anche l’aria, di solito qui pulita, puzzava. E bene, una di queste persone, si è permessa di dire, guardando i gatti che mangiavano, con aria schifata e scandalizzata “ Proprio qui davanti?” . Come se fosse poco decoroso che dei gatti vivano vicino ad un così " importante " edificio.
Purtroppo queste persone si sentono i padroni del mondo e nel loro mondo non c’è posto per altri esseri viventi, per i diversi da loro, per coloro che non danno molto importanza all’accumulo di non si sa bene che cosa, si vede benissimo da come agiscono che non hanno alcun rispetto per loro, figurati se possono averlo per gli altri. D’altra parte a che serve un gatto?
Anche se a qualcuno potrà sembrare blasfemo questo paragone, a me è venuta in mente la poesia che c’è all’inizio del libro di Primo Levi “Se questo è un uomo” Lui si chiedeva se quel uomo umiliato, torturato, che non conosce pace, che lotta per mezzo pane, che muore per un sì ed un no, senza capelli e senza nome, si può considerare uomo? Io mi chiedo invece, queste persone, così arroganti e sprezzanti, che si credono i padroni del mondo, che non sopportano chi è diverso da loro, di chi ha deciso di non essere schiavo di falsi ideologismi, queste persone mi chiedo si possono considerare uomini?
Susanna