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Antivivisezionismo scientifico
OLTRE I CANCELLI PER L'INFERNO
Viaggio nel mondo della vivisezione
Il
movimento antivivisezionista scientifico parte dalla semplice o
oggettiva constatazione che ogni specie animale possiede una propria
anatomia, fisiologia e genetica. Pertanto i meccanismi biochimici sono
diversi e specifici, così come quelli patogenetici. Quindi le malattie
insorgono in maniera variabile in base alla specie animale e le stesse
significative differenze le possiamo constatare anche per quanto
riguarda la somministrazione dei farmaci, la loro metabolizzazione ed
eliminazione.
Da queste premesse risulta evidente che nessuna specie
animale può essere un valido modello di ricerca per un'altra specie.
Pertanto i risultati ottenuti sugli animali non possono essere
estrapolati all'uomo e quindi avere un valore scientifico. Se un dato
ottenuto su una o più specie animale è valido anche per gli esseri
umani lo possiamo sapere soltanto dopo avere sperimentato anche sui
nostri simili. Solo allora sapremo se i risultati saranno uguali,
diversi od opposti. Quindi la vivisezione non è assolutamente in grado
di prevedere le reazioni degli esseri umani e per questo motivo
fallisce il suo compito principale.
Inoltre la vivisezione, al
contrario di quanto affermano i suoi fautori, non rappresenta
un'alternativa alla sperimentazione umana, ma soltanto l'anticamera. La
legge infatti impone che prima di commercializzare nuovi farmaci,
questi debbano essere obbligatoriamente sperimentati anche sugli umani.
Ma se la vivisezione fosse utile e scientificamente valida, perché
bisognerebbe compiere anche ricerche sui nostri simili? In realtà la
vivisezione, non solo non è un metodo scientificamente valido e
fornisce risultati che ostacolano il progresso, ma rappresenta un vero
e proprio attentato alla salute umana, poiché le prime persone che
assumono una nuova terapia divertano le vere cavie su cui potremmo
ottenere dati reali. E tutti i disastri farmacologici del passato e dei
giorni nostri sono la prova evidente.
Esiste però un'osservazione
che dimostra come i risultati ottenuti su una determinata specie
animale in laboratorio non possono essere utili nemmeno per gli stessi
animali che vivono in condizioni naturali o comunque non di
segregazione. Le condizioni di stabulazione contribuiscono a provocare
alti livelli di stress che interferiscono a livello psicologico, ma
anche biologico, ad alterare il funzionamento dell'organismo animale.
Infine le malattie sono indotte artificialmente e pertanto vengono
persi tutti quei dati che concernono lo sviluppo spontaneo e naturale
di una determinata condizione morbosa.
Presentate queste
osservazioni generali, è utile passare brevemente in rassegna i
principali campi in cui si compie vivisezione ed analizzare le
incongruenze e i danni che si sono già ottenuti. Per una trattazione
più approfondita si rimanda ai libri segnalati in bibliografia.
Lega Antivivisezionista (LEAL) - Via Settala 2, 20124 Milano, tel. 0229401323, av@leal.it