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La LAC chiede la chiusura di tutti i roccoli di Treviso
IL CORPO FORESTALE DELLO STATO SEQUESTRA UN ROCCOLO DELLA PROVINCIA E DENUNCIA ALLA MAGISTRATURA TRE ROCCOLATORI E DUE BRACCONIERI. LA LAC: QUEI ROCCOLATORI ERANO PAGATI CON I SOLDI DEI CONTRIIBUENTI, OGGIA ABBIAMO SCRITTO ALL’ISTITUTO NAZIONALE FAUNA SELVATICA E AL MINISTRO DELL’AMBIENTE CHIEDENDO ACCURATE INDAGINI E LA CHIUSURA IMMEDIATA DI TUTTI I ROCCOLI DELLA PROVINCIA DI TREVISO PER ALMENO DUE ANNI.
Dopo lunghi appostamenti e scrupolose indagini sull’attività dei roccoli autorizzati dalla provincia di Treviso, durate alcuni mesi, il NIPAF Nucleo investigativo di Polizia Ambientale e Forestale del Corpo Forestale di Treviso, ha denunciato alla Procura della Repubblica di Treviso tre roccolatori e due bracconieri per violazioni alle norme sulla tutela della fauna selvatica. Lo ha reso noto lo stesso CFS di Treviso con un comunicato datato 4 dicembre 2007. I roccoli sono impianti di cattura di piccoli uccelli migratori, muniti delle micidiali reti da uccellagione, autorizzati e finanziati dall’amministrazione provinciale di Treviso, nei quali vengono catturati gli uccelli destinati ai cacciatori come richiami vivi, utilizzati poi nella peggiore delle forme di caccia: quella da capanno agli uccelli migratori canori attirati dai loro simili in gabbia per diventare oggetto di un vero e proprio tiro a segno. Nel contesto di questa attività il CFS lo scorso 13 novembre ha posto sotto sequestro uno dei roccoli funzionanti nelle colline della Marca, in tutto una decina, situato a Pianai sopra il Castello di Cordignano, dove sono stati sequestrati circa 120 tra Tordi sasselli, Allodole e Cesene, successivamente sono state sequestrate 550 cartucce detenute illegalmente, annellini per uccelli contraffatti per consentire la vendita degli uccelli catturati illegalmente, denaro proveniente dalle attività illecite. Nel roccolo di Cordignano, gestito dal vittoriose M.P. noto anche per essere responsabile di una locale associazione, assieme ad altri due roccolatori, venivano fatti figurare giornalmente un numero di catture inferiore a quello reale. Purtroppo sul mercato nero gli uccelli sono molto richiesti e costano parecchie decine di euro l’uno alimentando un traffico illecito evidentemente molto fiorente e difficile da sconfiggere. In queste operazioni sono stati denunciati alla magistratura anche due bracconieri, uno di San Fior e uno di Vittorio Veneto che immettevano nel mercato clandestino Allodole catturate abusivamente nel Sud Italia. La LAC del Veneto appena avuto notizia della brillante operazione della Forestale di Treviso, per mano del suo presidente Andrea Zanoni ha scritto all’INFS Istituto Nazionale Fauna Selvatica e al Ministero dell’Ambiente per chiedere un’accurata indagine sulla gestione dei roccoli della provincia di Treviso, sul perché dei mancati controlli efficaci della provincia a questa attività esercitata grazie ad una deroga alla Direttiva Uccelli, la 409/79/CEE, chiedendo la sospensione dell’uccellagione “istituzionale” in tutta la provincia per almeno due anni sino a quando non verrà fatta massima chiarezza. Andrea Zanoni, presidente della Lega Abolizione Caccia di Treviso ha dichiarato: “Ci complimentiamo con il Corpo Forestale di Treviso per la brillante operazione tra l’altro condotta tra mille difficoltà, con fondi a disposizione quasi sempre insufficienti, con grosse difficoltà anche per l’approvvigionamento della benzina delle auto e per i presumibili muri di gomma che troppo spesso si trova a fronteggiare in una realtà come la nostra dove i cacciatori e i roccolatori hanno il sostegno incondizionato di troppe amministrazioni locali. Trovo poi assurdo che i contribuenti trevigiani debbano finanziare con i propri soldi un’attività odiosa come quella dei roccoli per la cattura dei richiami vivi per i cacciatori. Mi chiedo poi cosa ci stanno a fare le super equipaggiate guardie della provincia se queste malefatte vengono scoperte solo dal Corpo Forestale. Muraro dovrebbe effettuare una indagine interna per capire perché certi illeciti cosi’ gravi non sono stati portati alla luce dalle guardie della provincia. Credo che il sistema attuale che vede i roccoli gestiti dalla provincia e controllati dalle guardie della provincia stessa sia tutto da rivedere: quando il controllato appartiene allo stesso ente del controllore i controlli perdono ogni minima efficacia e la Forestale ce lo ha dimostrato”.