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Abbandono, randagismo e prevenzione

Il fenomeno negativo più visibile nel rapporto tra l’uomo e gli altri animali domestici è quello dell’abbandono. In Italia, secondo le stime più accreditate, ne sono coinvolti oltre 100.000 cani e 50.000 gatti ogni anno: allarmante il dato della mortalità dei cani abbandonati, che raggiunge l’80 per cento.

Il Ministero della Salute in una tabella del 2001, con dati misti 1999/2000, dichiara una popolazione di 816.610 cani randagi e 1.290.692 gatti randagi. Secondo le stime della LAV (Lega anti vivisezione) i cani detenuti in canili di vario genere sono oltre 1.600.000. Cifre da vergogna nazionale. Il fenomeno assume anche caratteristiche sociali: negli ultimi dieci anni si sono verificati, nella sola rete autostradale, 45mila incidenti stradali gravi causati da animali abbandonati, smarriti o randagi, con 4.000 persone ferite e 200 morte.
In Lombardia, secondo i dati del servizio veterinario della Regione, le Asl (Aziende sanitarie locali) recuperano circa 11mila cani abbandonati o smarriti ogni anno: oltre 900 al mese, più di trenta al giorno. Si può ragionevolmente calcolare che almeno altrettanti siano quelli recuperati da privati cittadini – che se ne fanno carico direttamente – e dalle associazioni di volontariato.

Fino al 1991, anno di entrata in vigore della legge n. 281 (legge quadro in materia di animali d’affezione e prevenzione del randagismo, è possibile scaricarla dai siti "http://www.provincia.milano.it" www.provincia.milano.it e "http://www.diamocilazampa.it" www.diamocilazampa.it), i cani rinchiusi nei canili comunali e sanitari venivano soppressi dopo pochi giorni di permanenza o ceduti ai laboratori di vivisezione. Con la legge viene istituita l’anagrafe canina, la cui organizzazione viene rimandata alle Regioni che possono attivarla presso le Asl o i Comuni. A questi, singoli o associati, spetta provvedere al risanamento dei canili comunali esistenti e alla costruzione di nuovi rifugi avvalendosi dei finanziamenti regionali. I quali, peraltro, sono sempre stati e sempre saranno pochi e insufficienti a soddisfare il fabbisogno previsto dalla legge: 2 miliardi e 600 milioni di vecchie lire ogni anno per costruzione di rifugi, risanamento delle vecchie strutture, sovvenzioni ai privati, convenzioni, sterilizzazioni, risarcimenti agli agricoltori, campagne di educazione, anagrafe canina, tatuaggi, eccetera. Specifici finanziamenti devono essere previsti anche nei bilanci regionali. Poiché i fondi sono scarsi, è utile che siano prioritariamente concentrati sulla prevenzione (sterilizzazioni di cani e gatti) e sull’accoglienza (canili e rifugi, parchi canili). L’imposta comunale sui cani, invece, pur prevista dall’articolo 6 della legge n. 281/91, è stata successivamente abolita.

Per i Comuni, come già detto, esistono norme chiare alle quali fare riferimento: il D.p.r. del 31/3/1979, l’articolo 8 del Capo V del Titolo II del Regolamento di Polizia veterinaria (D.p.r. n. 320 dell’8/2/1954); i cani ricoverati nei canili possono essere soppressi solo se gravemente malati o in caso di comprovata pericolosità (art. 2, comma 6 della legge n. 281/91). Garanzie precise sono previste per i gatti che vivono liberi, che devono essere sterilizzati dall’autorità sanitaria e riammessi nel loro gruppo (art. 2, comma 8). Anche i mici possono essere soppressi solo se gravemente malati o incurabili. Le associazioni protezioniste possono, d’intesa con le Asl, avere in gestione le colonie feline libere per poi provvedere – magari ricorrendo alle cosiddette “gattare” – alla cura della salute e alle condizioni di sopravvivenza.

Molti Comuni tuttavia, per mancanza di competenze specifiche o per l’assenza di collaborazione con le associazioni protezioniste, preferiscono, anziché costruire nuovi rifugi, convenzionarsi con i privati per l’accalappiamento e la custodia dei randagi. Con questa consuetudine si sta diffondendo un vero e proprio business dei cani randagi che vede allevatori, pensioni e improvvisati “imprenditori”, talvolta senza scrupoli né amore per gli animali, impegnati nell’aggiudicarsi le convenzioni con i Comuni e le Asl. Un’alternativa può essere rappresentata dal coordinamento tra i Comuni e le Asl per costruire canili consortili, i cui oneri di edificazione vengono ripartiti tra le amministrazioni e la cui gestione è assicurata dalle associazioni protezionistiche riconosciute. In questa direzione si sta lavorando in molte parti d’Italia, proponendo ai consigli comunali delibere di impegno sul progetto intercomunale di canile-rifugio. Un Comune può, ovviamente, decidere in piena autonomia di costruire un proprio rifugio per poi offrire il servizio a pagamento ai Comuni limitrofi e, per autofinanziarsi, attivare la pensione per i cani di proprietà.
Resta inteso che anche se il Comune non ha un proprio canile è obbligato a provvedere, a proprie spese, alla cattura e al ricovero di cani randagi.

La prevenzione del randagismo

La legge parla anche di “controllo demografico” delle comunità feline e dei cani (art. 2, l 281/91) che deve essere operato dai veterinari delle Aziende sanitarie locali. Almeno una parte dei cani ospitati presso le strutture pubblici e convenzionate dovrebbe essere sottoposta a sterilizzazione in modo da non riprodurre all’infinito il fenomeno del randagismo. Oggi ancora in troppi canili si verificano cucciolate. Per facilitare l’opera di sterilizzazione le Asl e i Comuni dovrebbero attivare convenzioni con i veterinari privati e collaborare con le associazioni animaliste e con le “gattare” per censire le comunità di animali liberi. Gli Ordini, le associazioni e i sindacati dei veterinari liberi professionisti e non, oltre alle associazioni animaliste, devono essere coinvolti nella messa a punto dei programmi di sensibilizzazione e intervento delle pubbliche amministrazioni.

Tratto da "Una Provincia amica degli animali. Guida agli amministratori locali per un corretto rapporto tra gli esseri viventi" di Pietro Mezzi (Assessore al Territorio, Parchi, Agenda 21, Mobilità ciclabile e Diritti animali della Provincia di Milano) e Edgar Meyer (Referente Ufficio Diritti Animali della Provincia di Milano).

Notizia stampata il 26 Aug 2025 su www.animalinelmondo.com il portale al servizio degli animali